Gli Ospedali degli Incurabili in Italia
Arciospedale di San Giacomo in Augusta o degli Incurabili [Roma - RM]
" Se potete guarire, guarite; se non potete guarire calmate; se non potete calmare consolate"
[Augusto Murri]
Tra i più antichi ospedali sorti a Roma nel medioevo, quello di S. Giacomo situato tra Via dei Corso e Via Ripetta fu il terzo a sorgere. Il primo fu di S. Spirito in Saxia cioè dei Sassoni,
popolazione che risiedeva in quel borgo accanto al Vaticano. Era pontefice il grande Innocenzo III, papa dal 1196 al 1216. Il secondo ospedale venne aperto circa un secolo dopo presso la Basilica
di S.Giovanni in Laterano e chiamato dapprima Ospedale S. Angelo, poi del SS. Salvatore "ad Santa Santorum" per la scala santa e le insigni reliquie ivi custodie. Siamo agli inizi del 1300. Il
terzo ospedale chiamato S. Giacomo "in Augusta" (così era nominata quella regione per la presenza del mausoleo di Augusto imperatore) sorse per cura degli esecutori delle ultime volontà del Card.
Pietro Colonna defunto nel 1326.
All'origine dell'Ospedale S. Giacomo ci sta un atto di espiazione e di riparazione di gravi peccati commessi contro la Chiesa. Nella mente del Card. Giacomo Colonna fondatore dell'ospedale c'è la
volontà di impiegare parte dei suoi beni per riparare il male fatto al Papa Bonifacio VIII dalla nobile famiglia Colonna negli anni precedenti e culminato nel drammatico conflitto ad Anagni (lo
schiaffo di Sciarra Colonna al Papa nel 1302).
Della enormità del fatto, riconosciuto dai Colonna che furono scomunicati fino alla quarta generazione, per purgarsi da tale scomunica e come penitenza canonica, nasce la volontà dei Cardinali
Colonna di lasciare le loro sostanze per una benemerita opera di carità quale la fondazione di uno ospedale.
Dalla morte del Card. Pietro Colonna (1326) trascorsero parecchi anni per gli inventari, le liquidazioni ereditarie, poiché trattandosi di un Cardinale occorreva sceverare i beni patrimoniali
privati da quelli che dovevano tornare alla Santa Sede, sicché la fondazione dell'Ospedale è datata nel 1339 come è testimoniata da una epigrafe lapidaria tutt'oggi esistente nell'ospedale. Ed è
ben verosimile che alla erezione del pio istituto si interessassero anche i nipoti del Card. Pietro, ed esattamente il Card. Giovanni (deceduto nel 1348) ed un altro Giacomo, vescovo di Limbez
(morto nel 1341) noti entrambi per la grande amicizia che ebbero con il celebre letterato Francesco Petrarca.
Il luogo destinato per la costruzione dell'Ospedale non dovette essere scelto a caso. Bisogna ricordare che Roma nella prima metà del secolo XIII non difettava di ospedali, contandone ben 24, ma
eccetto quello di S. Spirito, al cui servizio c'erano i frati ed oltre una trentina di inservienti, la maggior parte dei cosiddetti ospedali erano in realtà piccoli ospizi, tipo case private,
serviti da due o tre persone. Non erano luoghi di cura veri e propri, ma ricettacoli temporanei per malati, di limitata capienza e spesso inefficienti.
L'Ospedale S. Spirito in Saxia era situato a pochi passi dalla Basilica Vaticana, meta dei numerosi ed affollati pellegrinaggi, e quello del SS. Salvatore in Laterano era un punto nevralgico per
molti che andavano a venerare le reliquie nel "Santa Sanctorum" l'attuale Scala Santa. Era necessario un altro ospedale alla periferia opposta della città, nella parte settentrionale, verso la
via Flaminia e la porta del Popolo dalla quale affluivano a Roma la maggior parte de "romei" e forestieri provenienti dal centro-nord d'Italia e d'Europa. Tra la Porta del Popolo e il centro
abitato di Roma c'era un grande spazio libero, adibito a case coloniche, orti e vigne fino al Campo Marzio, verso l'arco del Portogallo sulla via Lata o Flaminia come allora si chiamata l'attuale
Via del Corso, nei pressi della chiesa di S. Lorenzo in Lucina. Era questo un luogo adatto per costruirvi un ospedale ben attrezzato, pronto a ricevervi i pellegrini esausti per il lungo viaggio
e ammalatisi per strada.
Il luogo poi era conosciuto per il grande Mausoleo fatto costruire dall'Imperatore Augusto per sé ed i discendenti della sua famiglia Giulia che erano ivi sepolti. La regioni si chiamava "Augusta
o Augustea", il popolo la chiamava volgarmente Agosta. Il luogo quindi era molto adatto e comodo.
Della primitiva costruzione trecentesca dell'Ospedale S. Giacomo ben poco sopravvive. Il tutto si riduce ad un portale di bella fattura, molto simile a quello che c'è all'Ospedale S. Giovanni,
ambedue i portali eseguiti verso il 1350 e come pare per opera dei Cardinali Colonna. Il portale di S. Giacomo è più semplice di quello Lateranense, severo, con lo scudo gentilizio dei Colonna
(la colonna), una corona che sembra marchionale, a fianco una mitra da cui pendono le sacre bende. Non c'è il cappello cardinalizio, forse perché l'arco fu costruito dal nipote Giacomo, vescovo
di Lombez, figlio di Stefano Colonna, che ospitava nel suo palazzo il Petrarca.
Presso l'Ospedale c'era all'origine una piccola chiesa o oratorio, ed accanto al essa un cimitero per la sepoltura dei defunti. La chiesetta sita in via Ripetta era dedicata alla Madonna.
Anticamente il cimitero era considerato il luogo del riposo "dormitio", ma veniva chiamato anche paradiso giacché nella speranza della risurrezione i defunti erano in attesa del Paradiso. Di qui
il nome della Chiesa: S. Maria in Porta Paradisi. La chiesa primitiva fu poi ampliata, rifatta ed abbellita in seguito al voto fatto dai romani sopravvissuti alla terribile pestilenza dei
1522-1523, come è scritto in una lapide che esiste ancora oggi sulla facciata della bellissima chiesa opera di Antonio da Sangallo il giovane, di stile rinascimento fiorentino del XX secolo:
"Ecclesia S. Mariae Portae Paradisi, Liberatricis Pestilentiae, anno Domini MDXXIII.
Dopo avere funzionato circa un secolo, l'ospedale dei Colonna fu affidato dal Papa Nicolò V ad una congregazione detta Società di S. Maria del Popolo (1451), e passati altri cinquant'anni subì
una trasformazione funzionale, diventando un ospedale specializzato.
Infatti in quegli anni si andò diffondendo anche in Italia tramite l'esercito invasore di Carlo VIII di Valois (1495) la terribile malattia chiamata morbo gallico o francese conosciuto oggi come
sifilide.
La cura contro la sifilide convogliava a S. Giacomo centinaia di malati, soprattutto nel mese di luglio. Si facevano bandi pubblici per tutto lo stato pontificio, si allestivano tende nei cortili
per ospitare chi non poteva essere ricoverato nelle vaste corsie del nosocomio, si chiedevano contributi da parte dei ricchi per sovvenzionare la cura e la degenza. In un libro di accettazione
dei malati, conservato nell'archivio storico del S. Spirito nell'anno 1525 sono segnati circa duemila degenti per la cura di quel triste male. La cura consisteva in decotti, sudoriferazioni,
purghe, salassi, dieta appropriata con il legno santo", cioè infusi di corteccia di una pianta proveniente dalle Antille ed importata a C. Colombo nelle sue scoperte. L'ospedale S. Giacomo
rigurgitava di malati, inservienti, parenti, di assistenti volontari e generosi: si può ben immaginare il disordine, la confusione e la sporcizia. Molti malati traevano rimedio e guarigione.
Cappellani dell'ospedale erano i frati Cappuccini che si prodigavano con infinita carità francescana.
[Fonte:http://www.castelletta.it/sangiacomo/l%27ospedale.htm]