RASSEGNA STAMPA
[Posted 8 novembre 2013 ven]
NAPOLI (20 giugno) - L’agente Massimo De Luca è entrato per primo nella chiesa dell’Ospedale della Pace, e non ha trattenuto un gesto di stizza. De Luca è uno dei primi aggregati al nucleo «beni
culturali» varato all’inizio di giugno dal comandante dei vigili, Luigi Sementa, che ha deciso di contribuire al presidio dei tesori della città, anche sulla spinta delle inchieste e delle
denunce del nostro giornale.
Quando l’agente ha notato una parete di alluminio anodizzato piazzata dentro la sagrestia del ’600, ha immediatamente attirato l’attenzione del tenente Vicario, reggente del nucleo, che
partecipava all’operazione di controllo.
I due vigili, per un momento, sono rimasti attoniti. A nessuno dei due sembrava possibile quello scempio. Hanno provato ad aprire la porticina al centro della parete, ma era chiusa. Così si sono
attivati, hanno contattato il responsabile e sono entrati nel nuovo «vano» ricavato all’interno dello storico edificio sacro della città.
Dietro la porta, secondo il resoconto ufficiale della municipale, un vero e proprio miniappartamento con un divano che funge da letto, un angolo cottura con forno a microonde, la piastra
elettrica per l’arrosto, una caraffa per scaldare l’acqua, una dispensa ben fornita con bottiglie e pacchi di generi alimentari.
La chiesa, da sei anni, è stata affidata alla comunità cattolica ucraina di rito orientale. La governa padre Roman che è anche considerato il responsabile della chiesa. Il prete ha dato ai vigili
la sua versione: quella parete di alluminio anodizzato era già nella sagrestia quando la chiesa gli è stata affidata.
I vigili, dunque, si sono messi alla ricerca di documenti ufficiali che certifichino il momento ufficiale della realizzazione di quella struttura. La chiesa di Santa Maria della Pace appartiene
al Comune di Napoli che, nel 1989, l’ha ceduta in uso gratuito alla Curia di Napoli. Nel dopoterremoto, venne utilizzata dal parroco di Santa Caterina a Formiello: la chiesa di porta Capuana era
stata lesionata dal sisma e le attività vennero trasferite a via Tribunali. Quando i lavori di ristrutturazione terminarono, si decise di andare incontro alle richieste della comunità ucraina
della città e il comodato d’uso gratuito fu passato a padre Roman, incaricato dal vescovo di Leopoli.
L’unica certezza, oggi, è che dentro Santa Maria della Pace, è stato ricavato un vano in fondo alla sagrestia e che quel vano viene utilizzato con finalità che sembrano lontane da quelle legate
strettamente al culto: «I fumi prodotti dalle attività di cucina - spiega il tenente Vicario - provocano danni agli affreschi che ancora resistono sul soffitto della chiesa. Anche il calore e gli
elementi che si sprigionano dalla piastra per gli arrosti sono pericolosi. C’è, poi, la presenza di una bombola a gas che alimenta una stufa, che ci ha notevolmente preoccupato».
In attesa di capire chi ha realizzato quella stanza e chi ha concesso i permessi, la polizia municipale ha inibito l’uso di quell’ambiente. Le indagini proseguiranno domani quando verranno
contattati i responsabili della Curia e quelli del Comune che risulta tuttora proprietario della chiesa. I vigili spiegano che non c’è nessuna volontà di interferire con le attività della
comunità ucraina di rito orientale «per questo motivo non abbiamo ancora posto sotto sequestro la struttura e non abbiamo deferito nessuno - puntualizza il tenente Vicario -. Riteniamo
indispensabile approfondire e capire di chi è la responsabilità prima di procedere. Certo, se venissero evitate, almeno, le attività della cucina, sarebbe meglio...».
da Il Mattino On line di Paolo Barbuto