CONFRATERNITA di S.Maria del popolo agli Incurabili [1519]
1. Cenni storici
2. ALBO dei CONFRATELLI
3. Bolla Papale 11 marzo 1519 [Papa Leone X]
[Fonte: Ravacini Serafino - Sulla universalità dell'opera ospedaliera della S. Casa degli Incurabili in Napoli - Memorie e documenti storici - Napoli 1899]
Sede storica: Atrio ospedale degli Incurabili – Sede attuale: Via Salvatore Tommasi,4 - Napoli Iscr. R.P.G. Tribunale Napoli n. 346 – Arch. dioc. n. 114
La storia di questa antichissima confraternita trova numerosi intrecci e contatti con quella dell'Ospedale detto degli Incurabili. Anzi, essa assunse e mantenne ruoli di protagonista, durante
l’arco di quasi due secoli, nelle vicende del nosocomio, interagendo spesso con la congregazione dei Bianchi di S. Maria Succurre Miseris. I carteggi ritrovati danno conferma che l'anno di
fondazione risale al 1520 e che le primitive regole statutarie ebbero il beneplacito del pontefice Clemente VII espresso con breve del luglio 1523. I fautori e fondatori del pio ente
furono numerosi illustri e noti gentiluomini napoletani ed alcuni aristocratici spagnoli della corte vicereale. In tempi coevi fu eretto il grande ospedale, voluto con fermezza d’ intenti e
pura fede da Maria Longo. Clemente VII, come risulta dalla Bolla emanata nel 1524, lo consacrò alla Vergine Maria, ma, nel contempo, volendo palesare meglio i meriti dell'opera, destinata
principalmente ad accogliere i poveri e i derelitti (gli incurabili), aggiunse al titolo anche un'altra dedica, per cui da allora il nosocomio divenne noto con il titolo di S. Maria del
Popolo.
La confraternita aveva già il medesimo nome. Secondo alcuni studiosi, però, fu l’ospedale a prendere per primo il titolo di S. Maria del Popolo. Sembra di poterli contraddire, giacché è
provato che i confratelli, tre anni prima dell’erezione dell’ospedale, avevano registrato la loro congrega con tale nome. Nel 1524 il nosocomio fu dichiarato ‘beneficio ecclesiastico’. Il viceré
e l'arcivescovo, card. Vincenzo Carafa, decisero d’affidare la conduzione alla confraternita, stabilendo nel contempo, che a governare l’ospedale fosse un governo composto da un
primicerio di grado non inferiore a consigliere di stato e sette governatori scelti tra i rappresentanti dei baroni, dei nobili del Seggio di Portanova, del patriziato spagnolo, dei componenti
del Seggio del Popolo e, infine, del ceto dei Mercanti. L'arciconfraternita ebbe oratorio e sede in alcuni locali contigui alla chiesa costruita nell'atrio dell'ospedale. Tra le opere di
misericordia più impegnative realizzate dai confratelli, le cronache segnalano la costruzione del cimitero del Trivio. La progettazione e il compimento del manufatto furono affidati al famoso
architetto G. Fuga. Il complesso rappresentò un’autentica innovazione dei sistemi sino allora adottati per il seppellimento dei defunti, ma nel caso specifico, l'opera servì a risanare la
zona a valle dell'ospedale, detta Piscina, nella quale, per quasi due secoli, erano stati sepolti i corpi di quanti morivano nel nosocomio, con gravissimo danno per le condizioni igieniche dei
luoghi e per l'impietosa e barbara usanza della fossa comune a cielo aperto. La costruzione, portata a termine nel 1763, fu realizzata mediante donativi di fedeli e contributi versati dai
confratelli per oltre seimila ducati. Il cimitero del Trivio era detto comunemente “delle 366 fosse” poiché, ogni giorno dell'anno, una di esse era destinata alla sepoltura gratuita di un
degente povero morto nell'ospedale degli Incurabili. Nei giorni in cui non vi erano decessi di ricoverati, si concedeva l’interro ad altri defunti poveri della città. Le spese
erano sostenute dall'arciconfraternita e il tesoriere badava a pagare anche i necrofori ed il sacerdote incaricato del rito funebre e della celebrazione di una messa in suffragio
dell'anima.
Durante il secolo XIX mutarono leggi, usanze e ordinamenti e, come spesso avviene, da un estremo si passò all'altro. Così, in sintonia con le nuove tendenze politiche, per laicizzare il più
possibile, anche l’ immensa opera di pietà cristiana dell'ospedale degli Incurabili, la cui fama si era estesa ben oltre i confini del regno, Ferdinando IV, dopo la restaurazione, volle
continuare la strategia innovatrice del decennio francese, rimuovendo ogni ingerenza delle istituzioni religiose nella vita economica dell'ospedale. Sacerdoti, comunità di monache e confraternite
laicali, dopo tante buone opere, ingiustamente emarginate, restarono nella struttura ospedaliera degli Incurabili con compiti limitati soltanto alla sfera dei conforti spirituali per i degenti ed
i moribondi. S’acuirono sconcerti e perplessità nei confratelli di S. Maria del Popolo. Molti, tra loro, per esternare il proprio dissenso, s’allontanarono dall'arciconfraternita. La modifica
dello statuto, resasi necessaria per adeguarlo alle nuove leggi e per poter estendere anche ad altri ceti la possibilità di aggregarsi, risulta attuata in due riprese: la prima nel 1851, come
testimonia il regio assenso di Ferdinando II trascritto in calce al nuovo testo; la seconda nel 1866, ratificata da decreto reale di Vittorio Emanuele II. Rimangono molti carteggi a ricordare
come i fratelli, anche in quegli anni di travaglio istituzionale e politico, non vennero meno alle tradizioni e perseverarono nel dare assistenza agli infermi e onorata sepoltura ai defunti
dell'ospedale. Ancora così impegnati li trovò il XX secolo, pur se meno numerosi e con tanti problemi economici in più. L'esercizio del Cimitero delle 366 fosse, rimasto escluso da ogni pubblica
sovvenzione, gravava troppo sul ridotto bilancio del pio ente che dovette anche rinunziare, per economia, all'officiatura dell'oratorio. Dopo il 1960, irrisolti problemi amministrativi,
protrattisi per quasi un decennio, trovarono soluzione con la nomina di un commissario arcivescovile ed il trasferimento della sede presso la chiesa dei Bianchi della Carità a S. Sofia. La
cappella sita nell'atrio dell'ospedale di S. M. del Popolo, dovrebbe essere tuttora concessa in uso gratuito alla A.S.C.I. Scouts, come risulta dal verbale di consegna redatto il 20.06.1971.
Attuale commissario: Avv. Paolo Sangiovanni (decr. arc.le 19.05.2009
Posted 05 luglio/2013 ven
[fonte: ANTONIO LAZZARINI “CONFRATERNITE DELLA CAMPANIA – Storia, cronache, profili”]
Prog. | Confratelli | Annotazione | |
0001 | Vicerè Raimondo de Cardona | 1467 - 1522 | [1° Governatore] |
0002 | Matteo Acquaviva d'Aragona | ||
0003 |
1490 - 1525 |
||
0004 |
Giovanni Carafa della Spina conte di Policasto |
xxxx - 1530 |
[detto "la Morte"] |
0005 |
Giovan Battista Spinelli conte di Cariati |
xxxx - 1522 |
|
0006 | Francesco Raimondo Vigliones | ||
0007 | Giovan Paolo Marzano | ||
0008 | Stefano Cataneo | ||
0009 | Marco Rasso | ||
0010 | Perotto Villant | ||
0011 | Bartolomeo Carlone | ||
0012 |
Fabrizio Pignatelli
marchese di Cerchiaia |
xxxx - 1577 | |
0013 | Giovan Battista de Suardis | [1° Tesoriere] | |
00xx | Maggiocca Antonio | xxx - 1747 | [delegato e protettore] |