CONSERVATORI, RITIRI, COLLEGI, CONVITTI
Conservatorio della Scorziata, e delle Paparelle - 1582 [3]
[TEMPIO DELLA SCORZIATA - ][7]
1.Cenni storici
2.Note
3.Galleria Fotografica
4.Bibliografia
5. Area Download
6.Collegamenti esterni
[Posted 23 adosto 2012, gio]
La mobilissima e virtuosa patrizia Giovanna Scorciata, rimasta vedova di Ferrante Brancaccio in giovane età, aveva posto le speranze della vita nei quattro suoi figliuoli, unica gioia ed
amore del cuor suo. Ma questi suoi cari, l’un dopo l’altro ella vide rapiti in brevissimo temo, e nel fior degli anni loro. Troppo cristiana per chiedere alla morte la fine di un dolore cosi
infinito, ella nell’amore del poverello rinvenne se non il conforto, il coraggio della vita. Secondo un pio desiderio manifestatole dal suo figliuolo primo genitore, Fabrizio, ella fe’ dono di
tutti I beni di lui all’Ospedale dell’Annunziata; ed talune case poste nel Sedile di Montagna volle fondare un Tempio ed un Collegio per vergini nobili.
In quel tempo medesimo due pie e nobili donne di casa Paparo, le quali vestivano l’abito di S. Francesco, in obbedienza al supremo desiderio del genitore, si accingevano anche esse a
raccogliere alcune povere fanciulle, e non avendo stabile dimora, avvenne che Giovanna Scorciata offrisse loro di compiere insieme a lei coteste carità, facendo di quel benefizio l’opera pietosa
di tre sorelle.
Per siffatta unione il Collegio mutò il suo primiero concetto in quanto alla casta delle ricoverate, ed aprì la carità del pio luogo alle fanciulle civili come alle nobili, escludendo solamente
dal ricovero le figliuole di artigiani Meccanici o Manuensi. L’opera pia venne affidata per la parte spirituale ai Chierici Regolari di S. Paolo, e per la temporale a tre Protettori, il
primo Nobile di Sedile, l’altro Nobile fuo di Sedile, e il terzo cittadino ragguardevole.
Morì Giovanna Scorciata, e nel morire richiese agli eredi di casa sua, come a quelli di casa Brancaccio fosse serbato il diritto di due posti gratuiti per due fanciulle di quelle
nobili case nel Collegio di sua fondazione.
A capo di pochi anni surse nell’animo timorato nelle sorelle Paparo lo scrupolo di non aver adempiuto rigorosamente al mandato paterno in quanto alla fondazione della pia opera; ed abbandonando,
con le alunne il Collegio della Scorciata, Luisa la maggiore delle Sorelle Paparo, passò a fondare un altro Tempio presso la chiesa di S. Severo che fu detto delle Paparelle. Il Tempio della
Scorciata venne allora mutato in casa di Ritiro, dove erano accolte le donne nubili, e altresì le maritate o vedove di civile condizione.
Nel benefizio furono dopo alcun tempo comprese ancora le donne discordi da’ mariti, purche avessero i mezzi di mantenersi a proprie spese, pagando la pigione. L’abolizione degli
arredamenti aveva, pur troppo, fatta necessaria cotesta condizione che dura nel pio luogo.
Il Palazzo della Scorciata è posto in un centro popoloso, e di aspetto vasto e mobilissimo: le signore che oggi vi fanno dimora in numero di 38, vi pagano da 13, 14, o 15 lire mensuali per
camera, o lire 21, 25 o 36 per quartiere, oltre il diritto così detto di entratura a fondo perduto, il quale è di lire 105 per le nubile e di 107,50 per le coniugate: queste ultime non possono
essere accolte se incinte o con I figliuoletti poppanti, ma è loro condeduto di vivere con le loro figliuole purchè di età non minore di sei anni. Le donne discordi dai mariti vengono accolte
sempre che la cagione della separazione non venga da riprovevole condotta di esse.
Sono di preferenza ricevute quelle che il Magistrato e Presidente del Tribunale civile con ordinanza provvisionale propone al Governo della pia Opera per l’ammissione nel
Tempio.
Le donne povere discordi dal marito o dai parenti sono accolte gratuitamente sol quando vi fossero abitazioni vuote r fondi disponibili per il loro mantenimento.
Sventuratamente non vi ha alcuna in questo punto che fruisce dell’assoluta carità del Luogo!
A capo dell’Amministrazione del Tempio è una direttrice e da lei dipendono le ricoverate nei bisogni loro.
Alle ricoverate è limitato l’orario giornaliero per l’entrata e l’uscita che è dalla porta maggiore del Tempio. Nei mesi invernali questa libertà è conceduta dalle 7 e 30 al tocco, e
nei mesi estivi ed autunnali dalle 21 ora alle 24. E’ conceduto ancora di avere una Cameriera: provvedono esse al loro nutrimento, non avendo persone di servizio proprie, possono richiedere,
anche nel caso d’infermità, l’assistenza delle inservienti pagate dal pio luogo, le quail sono in numero di tre.
La rendita della pia opera ritratta dal fitto delle interne località, da censi legati e rendita iscritta al Debito Pubblico, è di lire 11827,26 delle quali spende per amministrazione
L. 1514,62 per tasse e tributi lire 2400 e per culto lire 3345,02.
[Fonte:: Teresa Filangieri Ravaschieri Fieschi: STORIA DELLA CARITA’ NAPOLETANA Vol. IV-NAPOLI, 1879]
[1] Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Soprintendenza speciale per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico per il polo museale della città di Napoli
(Progetto formativo Ufficio Tutela e Valorizzazione - 2010/2011)
[2] Lazzarini; Splendori e decadenza di cento chiese napoletane (www.portosalvo.org.ps.storia.asp)
[3] Del riordinamento degli stabilimenti di beneficienza nella città di Napoli per l ' avv. Scipione Staffa da Vincenzo. Napoli 1867 - Stabilimento tipografico dei classici
italiani
[4] Direzione Generale della Statistica – Statistica delle Opere Pie al 31 dicembre 1880 – vol. VIII Campania – 1891 Roma Tipog. Nazionale
[5] Reale Istituto d’Incoraggiamento – De’ lavori accademici, 1867 Napoli
[6] Celano-Chiarini;
[7] Teresa Filangieri Ravaschieri Fieschi: STORIA DELLA CARITA’ NAPOLETANA - Vol. IV - NAPOLI, 1879
[8] Barbuto Paolo; Le chiese proibite di Napoli -Il sacro tempio della Scorziata (pag. 39-44) - Napoli, 2010