CONSERVATORI, RITIRI, COLLEGI, CONVITTI.
Ritiro di S. Vincenzo Ferreri - 1739
(RITIRO DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE
E S. VINCENZO FERRERI) [1]
1.Cenni storici
2.Galleria Fotografica
3.Note
4. Bibliografia
5.Area download
6.Collegamenti esterni
[Last Upadate 13 agosto 2012, lun]
A noi non giunse il nome del Domenicano il quale sui primordi del secolo passato, datosi pietosamente a raccogliere un buon numero di orfane raminghe, con la carità che egli andava
accattando dai napoletani, formò il Primo Ritiro in S. Vincenzo Ferreri. Dopo alcuni anni quel benefattore affidò l’opera delle figliuole di S. Vincenzo, come era uso chiamare le orfane, nella
bassa valle della Sanità dove era posto il Ritiro, al Padre Fiorillo anche egli dell’Ordine dei predicatori, il padre ne rimase il finchè gli bastò la vita: ma dopo la morte di lui, il nascente
Ritiro cadde in rovina e giacque fino al dì che per opera del padre Rocco non fosse risorto.
Il padre Rocco, il frate dalle logore sottane, che pure era ministro della limosina di un Re chiamato il Benefico, già in quel tempo aveva istituito altre opere pietose. Per le
orfane giovanette era quella al Pallonetto di Santa Lucia, mentre l’altra per le fanciulle pericolanti, era stata da lui eretta, unitamente al Gesuita padre Pepe, a piè della collina del Vomero
ed accanto al Monastero de’ Teresiani di Chiaja. Ma essendo cotesta contrada, a que’ giorni, tutta campestre e troppo lontana dal centro di azione del padre Rocco, egli divisò rimuoverne le sue
orfanelle per ricoverarle Nell’abolito monastero dei PP. Carmelitani detto della Vita, a breve distanza da S. Gennaro Extra Moenia. Ma poco dopo quel tempo, i due frati già riuniti in cotesto
bene, si divisero, perché dissidenti fra loro intorno ad alcuni argomenti di carità: ed il padre Rocco fece passare parte delle sue orfanelle nel Ritiro di S. Vincenzo Ferreri, mentre le altre
sotto la direzione del padre Pepe, avevano ricovero nel Ritiro della Concezione in S. Efremo nuovo.
Allorquando si eseguì il passaggio delle orfane, il buon frate altro non possedeva che, dieci carlini : di tanta penuria non fu sgomento, e postosi in giro per la limosina, in quel
medesimo giorno i dieci carlini erano cresciuti fino a 70 ducati; Con i quali furono comprati i letti per le povere fanciulle del Ritiro di S. Vincenzo Ferreri . Cotesto Ritiro conserva ancora in
memoria dell’antica sua denominazione, il titolo della Immacolata Concezione.
Il Cardinale Spinelli, Arcivescovo di Napoli in quel Tempo, diè pieno assenso alla traslocazione delle orfane in S. Vincenzo Ferreri, anzi, come a novella opera (dice la bolla
di fondazione) egli istituì il Collegio chiamato ad educare orfane derelitte per farne buone madri di famiglia o avviarle ad un’arte o mestiere, che loro avesse procurato i mezzi di vivere
onestamente.
Carlo III, con dispaccio del 31 Gennajo 1738, avvalorava la novella vita del Ritiro, a condizione che avesse ad essere tutta laicale, ed assegnò inoltre al pio Luogo il benefizio di
certe multe con altre franchigie unitamente ad alcune doti sulle sorti del Lotto.
Fra i non pochi che in breve tempo vennero al pio Luogo, vi fu quello del Cardinal Frini, il quale avendo lasciato i suoi beni all’Arcivescovo Spinelli con facoltà di usarne a suo
talento: cotesti beni furano dal buon Arcivescovo passati all’opera di S. Vincenzo Ferreri. Ad essa veniva ancora in quel tempo un largo benefizio da un tal Sabato Mengo merciajo, ed una
associazione di cuochi molto beneficava. Il Mengo volle, del suo, murare la chiesa, la quale surse come a custodia di quelle numerosissime vittime della peste del 1646, sepolte in quei terreni
circostanti. Sr si deve prestare fede al bio-
grafo del padre Rocco, vennero al pio Luogo in sette anni e per le mani di lui, ben 300000 ducati (1) e con queste ricchezze crebbero fino a 300 il numero delle
ricoverate. Mandato che fu in esilio il padre Rocco, l’opera delle figliuole di San Vincenzo passò ad essere diretta dal padre Nicola Borgia, ma in quel tempo o poco
dopo, l’oblatismo assorbì gran parte del caritativo istituto, il quale però conservò sempre un limitato numero di convittrici.
Nell’anno 1872 per cura del Commissario Regio, il Duca Crivelli, la pia opera risorta nell’edifizio, ebbe un novello statuto, il quale arrecando nuova vita al Collegio, e
nell’andamento interno ne affidò la direzione alle Figlie della Carità italiana, le Suore d’Ivrea. Le oblate in numero di 15 furono divise in diversi Conservatorii.
Oggi la famiglia del Collegio si compone di 102 alunne e di 5 suore, le quali, munite di diplomi, mantengono la scuola e dirigono l’istituto.
La rendita del pio Luogo è di L. 122509,65, dalla quale spende per amministrazione lire 10422,00 per tasse e tributi lire 27003,08, e per culto lire 9359,86.
[Fonte: Teresa Filangieri Ravaschieri Fieschi; STORIA DELLA CARITA’NAPOLETANA, Vol. IV - Napoli 1879]
[1] Teresa Filangieri Ravaschieri Fieschi; STORIA DELLA CARITA’NAPOLETANA, Vol. IV - Napoli 1879
[1] Del riordinamento degli stabilimenti di beneficienza nella città di Napoli per l ' avv. Scipione Staffa da Vincenzo. Napoli 1867 - Stabilimento tipografico dei classici
italiani
[2] Teresa Filangieri Ravaschieri Fieschi; STORIA DELLA CARITA’NAPOLETANA, Vol. IV - Napoli 1879