Ospedale Sant'Antonio Abate
Un importante documento angioino del 1313 testimonia della fondazione dell'Ospedale di Sant'Antonio Abate, che includeva certamente la chiesa, poi ricostruita nel 1370 per volere della regina Giovanna I.
I monaci Ospitalieri, molto legati ai sovrani angioini, curavano gli ammalati di "fuoco sacro" con il lardo dei porci, che venivano da loro allevati e lasciati circolare liberamente per le strade, confermando cosi il ruolo di protettori degli animali conferito al santo anacoreta.
L'aspetto attuale della chiesa è stato determinato dai numerosi rifacimenti compiuti a partire dal XV secolo: dal 1699 ne viene completamente trasformato l'interno ed è creato l'altare su disegno di Arcangelo Guglielmelli (1701); tra il 1775, nell'ambito di ulteriori restauri promossi dal cardinale Sersale, viene realizzato il presbitero dall'architetto Tommaso Senese; alla stessa epoca risale la nitida facciata, mentre la torre quadrata sul lato sinistro - a carattere difensivo data la posizione extra moenia della chiesa - risale almeno al secolo precedente, sostituendo l'antico campanile cuspidato simile a quello di San Pietro a Maiella e col tempo venne soppresso anche l'Ospedale.