Ospedale di Santa Maria della Misericordia ai Vergini [1]
1. Cenni storici
2. Note
3 Bibliografia
4. Galleria Fotografica
4. Collegamenti esterni
[Posted 20 agosto 2012, lun]
Nell'elenco degli ospedali raggruppati per il decreto 18 giugno 1898 è compreso anche l'ospedale della Misericordia. L'articolo 9 del decreto dispone che le rendite di esso, unite a
quelle dell'ospedale dei Preti Poveri, debbano impegnarsi secondo lo scopo di fondazione, e che gli
avanzi annuali siano da distribuirsi tra gli ospedali che abbiano ricoverati preti poveri infermi.
La fusione però finora si è verificata soltanto per la forma e ciò per le ragioni che verremo esponendo.
Il 23 agosto 1898 la R. Arciconfraternita produceva ricorso, depositandolo alla IV Sezione del Consiglio di Stato contro il decreto di raggruppamento. Il ricorso non fu ancora
deciso, ma non facendo esso ostacolo, con r. decreto 7 maggio 1899 veniva discilta l'amministrazione dell'ospedale, ed il 20 dicembre 1899 il comm. Amatucci veniva nominato commissari
dell'ospedale medesimo, come degli altri due dei Preti Poveri e della Pace.
Il 30 dicembre 1899 egli si presentò per la consegna, che gli fu data dal governo dell'arciconfraternita (duca di Spezzano, Giovanni Muscettola, superiore, cav. Gabriele Longo
Vinchiaturo governatore I° consigliere, barone Magliano Raffaele governatore 2° consigliere) con le più ampie riserve, osservando che l'ospedale non esisteva come ente autonomo, nè aveva beni o
locali perchè l'arciconfraternità faceva, tra le diverse opere, anche quella ospitaliera nei propri locali.
Il r. commissario respingeva tali proteste e fatto salvo ogni diritto al Gruppo ospitaliero, si immetteve in possesso dell'annua entrata iscritta in bilancio per L. 1000 per il
mantenimento di sacerdoti infermi, e dell'altra di L. 841 per il personale addetto allo ospetale, salvo la liquidazione di maggior quota che potesse spettare all'ospetale sul patrimonio
dell'arciconfraternita.
Egli aggiunse alle entrate dell'ospedale dei Preti Poeri infermi le dette L. 2841, aumentando di quattro letti ed in considerazione che l'ospedale della Misericordia era chiuso,
congedava il personale stesso ed invitava l'arciconfraternita a versare tutta la somma economizzata alla tesoreria del Gruppo. L'arciconfraternita però rispondeva (4 agosto 1900 al 8 febbraio
1901) che perr i restauri dei fabbricati erasi fatto un mutuo di L. 50 mila col Credito Fondiario di S. Paolo di Torino; che quella somma non era bastata e che si era in debito coll'appaltatore
Merricone di L. 9700 da pagarsi a rate annue di L. 1500, oltre gl'interessi scalari del 6% secondo l'approvazione
data dalla Giunta provinciale amministrativa il 13 novembre 1900.
Quindi doveva rimaner sospesa la funzione ospitaliera per qualche anno fino a che non fosse estinto il debito residuale verso l'appaltatore, nè potevasi erogare la smma di L. 1841,
di cui virtualmente il r. commissario aveva preso possesso.
Il r. Commissario il 10 aprile 1901si rivolgeva al prefetto, affinchè risolvesse il conflitto e facesse rispettare il r. decreto 1808 nella sua esecuzione. E gli atti si arrestano a
questo punto.
Per quanto riguardoa la consistenza patrimoniale dell'arciconfraternita e la quota spettante all'ospedale da staccarsi dalla medesima, si rileva da una lettera 8 ottobre 1900 del
prefetto che l'arciconfraternita stava tuttora facendo indagini sulla distinzione del patrimonio, che
riescivano assai difficili, perchè non vi fu mai ente ospedale separato dall'arciconfraternita, nè distinzione di beni.
L'intero comprensorio di fabbriche dove resiede la congrega con le località addette all'ospedale, era posseduta da essa dola, quando tutti i beni dell'ospedale erano stati aggregati
alla pubblica benefucenza, ed il resto delle località medesime, originariamente censite alla congrega per l'opera ospitaliera, furono a mano a mano affrancate dalla congrega stessa col proprio
danaro. Oltre a ciò, per gli altri cespiti legati per l'opera ospedaliera, ingenti spese si sono erogate dalla congrega, indipendentemente da altri oneri aventi altra destinazione, cappellanie,
sacri patrimoni, suffragi ed altre determinate opere di culto imposte dai testatori. Quindi non si potrebbe designare alcun bene come di speciale ed esclusiva pertinenza dell'ospedale.
Nel lavoro da farsi per addivebire al chiesto distacco del patrimonio dell'ospedale, dovrà tenersi conto anche di tutte le contabilità, non ultima fra essa quella del mutuo di L. 50
mila contratto dalla congrega per la ricostruzione e rstauro dei suoi stabili in generale e destinati per le diverse opere di beneficenza e di pietà dei propri statuti.Il lavoro nel mese di
ottobre 1900 era iniziato e in gran parte già fatto ma non era ancora compiuto quando la Commissione chiuse le sue indagini.
[Fonte: R. Commissione d'inchiesta per Napoli; Relazione sulle ISTITUZIONI PUBBLICHE DI BENEFICENZA di NAPOLI; vol. III- Roma,1903]
[1] La Reale Arciconfraternita, cchiesa ed ospetale di S. M. della Misericordia fuori porta S. Gennaro 'o Misericordiella sorse nel 1532, e secondo lo statuto del 22 ottobre 1823, scopo della
fondazione sono il ricovero e la cura di sacerdoti poveri infermi, la concessione di sussidi a sacerdoti indigenti, la sepoltura degli ascritti e dei morti poveri, l'osequio ai confratelli, ed
altre spese di culto.
L'amministrazione era composta di un priore e due consiglieri, nominati dalla assemblea generale dei confratelli per tre anni.
R. Commissione d'inchiesta per Napoli; Relazione sulle ISTITUZIONI PUBBLICHE DI BENEFICENZA di NAPOLI; vol. III- Roma,1903
Sticco S.; Brevi cenni storici di MEDICINA OSPEDALI E UNIVERSITA'; Napoli, 2009